Il Cappellaio matto di Alice e il tè delle 5
Il Cappellaio Matto è uno degli iconici personaggi che fanno parte del romanzo di Lewis Carroll “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, pubblicato nel 1865. Il libro ha come protagonista la giovane Alice, che, seguendo in una tana un coniglio bianco, si ritrova in un mondo straordinario. La trama si sviluppa attraverso una serie di episodi surreali e tra loro indipendenti, in cui Alice incontra una serie di personaggi eccentrici, come il Cappellaio Matto, lo Stregatto, il Brucaliffo e la Regina di Cuori. Le avventure di Alice si svolgono in un luogo in cui le regole della logica e della realtà sono capovolte e anche lei si trova coinvolta in situazioni assurde e conversazioni stravaganti. Attraverso il suo viaggio, Alice cerca di comprendere il mondo che la circonda e di trovare un senso nelle situazioni bizzarre che incontra. Alla fine del romanzo, la protagonista si risveglia e si rende conto che le sue avventure potrebbero essere state un sogno.
Nel capitolo 7, intitolato “Una pazza festa del tè”, Alice incontra il Cappellaio Matto. Questo è probabilmente il personaggio più eccentrico ed è noto per la sua stravaganza, il suo comportamento imprevedibile e il suo aspetto bizzarro. Con lui Alice si ritrova a vivere una routine sempre uguale a sé stessa, ma non per questo meno divertente e gradevole, ossia il momento dell’afternoon tea.
Chi era il Cappellaio matto
Tutti i personaggi incontrati da Alice, dal Brucaliffo allo Stregatto, hanno qualcosa fuori dal comune, ma come mai il Cappellaio Matto è un personaggio così bizzarro? Per l’abbigliamento del Cappellaio, Carroll si è probabilmente ispirato a un personaggio realmente esistito, Theophilius Carter, un inventore piuttosto eccentrico che indossava sempre un cappello a cilindro. Proprio per questo, sia nel romanzo, che in tutte le trasposizioni cinematografiche il Cappellaio Matto non si separa mai dal suo mitico cappello a cilindro, dove è ancora attaccata l’etichetta con scritto “in this style 10/6”, che indicherebbe il prezzo di 10 scellini e 6 pence.
L’accezione della follia deriverebbe, invece, da un modo di dire di epoca vittoriana “Mad as a hatter”, matto come un cappellaio. I cappellai del tempo utilizzavano il mercurio per modellare e confezionare i cappelli, ignari della sua pericolosità. La sostanza, utilissima a trasformare le pelli in feltro, è infatti altamente tossica se inalata e causava, negli artigiani dell’epoca, problemi comportamentali, irritazione e sbalzi di umore.
Perché è sempre l’ora del tè
Il Cappellaio si contraddistingue anche per la serie di frasi singolari davanti alle quali Alice è spaesata, una tra tutte: “è sempre l’ora del tè”. Quest’affermazione (che Thé Infré condivide totalmente!) deriverebbe in effetti da un episodio che coinvolge il Cappellaio e un altro personaggio di Lewis Carroll, la Regina di Cuori. In passato, durante il Festival della canzone indetto dalla stessa Regina, il Cappellaio si era cimentato nel canto di Twinkle, Twinkle little bat, parodia della canzone Twinkle twinkle little star, ma con risultati talmente scarsi da essere accusato di ammazzare il tempo. Da qui il Tempo in persona, offeso da questa performance, si fermò alle 5 del pomeriggio per il Cappellaio e i suoi amici. Per questa ragione il Cappellaio ha un orologio che non segna l’ora, ma solo i giorni e i mesi e vive perennemente durante l’ora del tè, anche se pare tutt’altro che annoiato da questa situazione! Invita Alice, infatti, a partecipare al suo afternoon tea insieme alla Lepre Marzolina cantando, bevendo tè e mangiando pasticcini, mentre propone ad Alice indovinelli stravaganti come “perché un corvo somiglia a uno scrittoio?”.
Non fa parte del romanzo di Carroll, invece, la celeberrima canzone del buon non-compleanno che pare sia un’invenzione degli sceneggiatori della Disney nella famosa trasposizione del romanzo sul grande schermo (1951). Quella di Walt Disney non è l’unica rappresentazione di questo bizzarro personaggio, anche se forse è la più conosciuta. L’intero romanzo di Alice nel paese delle meraviglie è stato oggetto non solo di numerose illustrazioni, ma anche di molte trasposizioni cinematografiche. La prima è quella nel 1915, poi ne sono seguite altre tre, fino all’ultima in ordine di tempo, Alice in Wonderland del regista Tim Burton (2010) che ha affidato a un attore a lui caro, Johnny Depp, il ruolo del Cappellaio matto. Questa versione ebbe così tanto successo da riscuotere l’incasso più alto (più di 1 miliardo di dollari) tra tutti i film del regista americano.